Inauguriamo oggi una nuova rubrica di Giada Immobiliare dedicata ai quartieri di Roma.
Per lavoro siamo sempre alla scoperta di nuove strade e angoli nascosti della nostra amata Capitale, ma ogni giorni ci rendiamo conto che, anche attraversando i quartieri storici, non smettiamo mai di stupirci di quanto ci sia ancora da conoscere!
Monte Testaccio è uno di questi.
I romani doc lo conoscono come Monte de’ Cocci, dal latino mons testaceus, cioè «monte [fatto] di cocci»; è una collina artificiale nella zona portuale dell’antica Roma, all’epoca era una vera e propria discarica dove venivano accatastati milioni di cocci, per lo più frammenti di anfore usate per il trasporto di merci che poi venivano scaricate nel vicino porto fluviale sul Tevere.
Il grande accumulo, sia in quantità che in altezza (circa 54 metri), fu possibile grazie a una prima rampa a due stradelle che venivano percorse dai carri; ecco perché nelle vicinanze abbiamo gli horrea, cioè i magazzini.
Molti dei frammenti conservano il marchio di fabbrica, mentre altre presentano delle note scritte a calamo, i tituli picti, in cui è possibile risalire al nome dell’esportatore, al contenuto, alla data consolare e ai vari controlli eseguiti durante il viaggio.
Gli accumuli di questi frammenti venivano accatastati in modo da preservare il più possibile lo spazio e usando la calce per contrastare tutti gli inconvenienti causati dalla decomposizione dell’olio.
Dal Medioevo cessa la funzione di discarica e il Monte Testaccio diviene il luogo in cui prendono vita manifestazioni popolari molto partecipate come il ludus Testacie (una sorta di corrida) e le “ottobrate romane” dell’Ottocento (feste di chiusura della vendemmia).
Nei secoli successivi, alla base della collinetta, furono scavati i grottini adibiti a cantine e stalle, oggi diventati ristoranti che animano questi scorci unici di Roma.